Coronavirus
Donsah, dallo sbarco a Palermo al rapporto con Mihajlovic: “Bologna versione Europa. Sinisa? Io trattato come un figlioccio”
“State a casa: io rileggo sempre la Bibbia, e prego. Per la mia Africa e il mondo intero. Leggo tutto dell’Italia, in Ghana è aumentato il contagio. Parte della mia famiglia è là: prego ogni giorno, che Dio ci aiuti. Tutti“.
Questo il messaggio lanciato da Godfred Donsah, centrocampista di proprietà del Bologna in prestito al Cercle Brugge. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il classe 1996 ha raccontato: “Siamo tutti impauriti. E abbiamo capito che il mondo non ha certezze: oggi hai tutto, domani nulla. Nessuno è al sicuro, questa è la verità. E quando ne usciremo, perché succederà, i primi tre mesi saranno duri: nessuno si abbraccerà perché avremo perso l’abitudine e per paura. Purtroppo“.
Donsah ha un rapporto speciale con il tecnico della compagine felsinea, Sinisa Mihajlovic: “Mi ha sempre trattato come un figlioccio. Qualche giorno prima di quel 13 luglio eravamo a cena assieme, tutti. Ci divertivamo: Sinisa è un duro quando si lavora, ma fuori è simpatico, allegro, fa battute. Poi, parte il ritiro in montagna. Lui non arriva. E ci dice tutto via skype: c’è chi ha pianto. Ricordo quando disputammo, male, una amichevole. ‘Sono incazzato, così non mi aiutate perché oltre alla mia famiglia la forza me la date voi facendo il vostro dovere per bene. State a testa alta e fate le cose serie. Così, mi aiuterete’, ci disse“.
Il giovane ghanese è arrivato in Italia con un viaggio della speranza: “Gli insegnamenti più grandi da offrire? Che il calcio ha delle regole e non è che puoi fare come ti pare. Che serve mentalità: quando sbarcai a Palermo mi dissi che non sarei potuto tornare in Africa a mani vuote. Il terzo è l’amore vero per ciò che fai. Tornare a Bologna? Io ci sono…“