Coronavirus
Palermo, cosa serve per ripartire: aspetto sanitario, tecnico e organizzativo. La situazione
“Oggi è ancora tempo di rispetto delle regole, ma anche il Palermo inizia a lavorare sulla ripartenza“.
Apre così l’edizione odierna de La Repubblica parlando di come il club rosanero sta continuando a lavorare in attesa che leghe e federazione stabiliscano se far ripartire o meno i campionati. La società di viale del Fante, per non farsi trovare impreparata, ha già messo a punto il piano per arrivare pronti all’eventuale ritorno in campo. Il programma si suddivide in tre settori: aspetto sanitario, tecnico e organizzativo.
Per quanto concerne il primo il Palermo dovrà attenersi alle linee guida che verrano date dalla federazione, a seguito della riunione che ci sarà domani tra la commissione medica della Federcalcio e i rappresentanti di categoria degli scienziati in campo contro il coronavirus, le decisioni verrano “comunicate al tavolo tecnico che si riunirà giovedì con tutte le componenti federali per stabilire le modalità di ritorno in campo delle varie leghe dalla A alla D“, si legge.
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Gli aspetti tecnici e organizzativi, invece, vanno di pari passo. Qualora si dovesse definitivamente scegliere di tornare in campo tutti i calciatori verrano sottoposti a test fisici in maniera tale da capire come lavorare nei giorni a seguire, soprattutto visto che l’intenzione è quella di giocare ogni tre giorni. Gli allenamenti dovrebbero svolgersi al “Barbera” e il club avrà il compito di far rispettare determinate norme igienico sanitarie e di comportamento.
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Quest’ultimo punto è più semplice per squadre ben strutturate, come il Palermo, più complicato invece per la maggior parte di società di Serie D. L’obiettivo della Lega Nazionale Dilettanti è quello di portare a termine il campionato (mancano otto giornate), ma a patto che tutti riescano a rispettare alla perfezione le linee guida imposte dal governo nazionale, ma alcuni club “hanno già lasciato intendere che per ragioni economiche difficilmente saranno in grado di fare fronte alle richieste federali, con la prospettiva che in molte abbandonino prima della fine dei giochi“, conclude il quotidiano.